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June 30, 2013, 11:35 am
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Più probabile che abbia cercato di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale dagli enormi danni arrecati alla credibilità e al prestigio degli Stati Uniti dalle ultime rivelazioni sulla megagalattica violazione dei diritti civili, della privacy, delle libertà individuali di centinaia di milioni di cittadini statunitensi e stranieri, di capi di governo alleati, amici o avversari perpetrata in combutta con i servizi britannici dalla National Security Agency (il vero scandalo non è l’illegalità di questa mastodontica operazione di controllo da Grande Fratello, ma il tentativo di Obama con il concorso del Congresso di presentarla come legale e giustificata dalla cosiddetta guerra al terrorismo).

Prima ancora dell’accoglienza gelida o dichiaratamente ostile al G-8 in Irlanda, vanamente mimetizzata dai suoi sorrisi e dalle sue eloquenti concioni in quella sede e a Berlino, lustro e prestigio del Presidente erano stati corrosi dal suo operato all’inizio del secondo mandato: il premio Nobel per la pace era lo stesso che ogni martedì mattina compilava la ‘killing list’, l’elenco dei nemici, terroristi o sospettati tali da ammazzare con i droni, insieme a civili innocenti, in Medio Oriente ed in altre parti del globo, che aveva rinnegato l’impegno alla trasparenza della sua amministrazione insieme a quello di chiudere Guantanamo, che aveva sottoposto alla tortura della nutrizione forzata i suoi detenuti in sciopero della fame, che aveva perseguito con maggior vigore le direttive liberticide del suo predecessore – ‘un Bush agli steroidi’ – che aveva aperto il dialogo con il mondo musulmano con la prassi della ‘pace in terra e morte dall’alto’, che aveva sparato la balla delle armi chimiche usate dal presidente Bassar Al-Assad per fornire armi pesanti ai gruppi ‘fidati’ dei ribelli già armati fino ai denti dagli Emirati Arabi e dalla Turchia.

Uno spionaggio capillare e continuo esteso a tutti i settori; per quanto concerne l’Italia le consultazioni private del Bersani, sgradito a Washington e quelle di Letta, nipote e zio, e di Berlusconi (ma non ce ne era bisogno) perché il governo di coalizione era stato concordato e approvato dal Dipartimento di Stato, per arrivare infine – ma mancano le prove – ai cinque cardinali statunitensi e ai tre latino-americani che sarebbero stati ‘wired’ dalla N.S.A.

Il muro da abbattere non era più quello di Berlino con i suoi 600 morti in 28 anni, ma quello eretto dagli Stati Uniti sulle frontiere con il Messico che dal 2002 al 2012, in dieci anni, aveva provocato 5.700 morti tra i disperati che avevano cercato di raggiungere i dodici milioni di connazionali clandestini nella terra promessa, ‘the land of the brave and the home of the free’, ‘la terra dei coraggiosi, la patria dei liberi’.

 Fonte:  liberazione.it /rubrica-file/L-ira-funesta-di-Barak-Obama-contro-la-Primula-Rossa-Snowden.htm